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admin 06-25-2021 01:19 AM

Il ragazzo innamorato che si sentiva una troietta
 
Il ragazzo innamorato che si sentiva una troiettaCominciai a masturbarmi pensando a lui che avevo solo 13 anni e da allora, pur essendo passato un po' di tempo, non ho mai smesso di farlo, cioè non ho mai smesso di pensare a lui quando mi tocco. Mi innamorai perdutamente senza nemmeno rendermene conto e quando mi sfiorava raggiungevo il settimo cielo, pur non potendo farglielo capire né avendo il coraggio di confidarmi con nessuno.Solo una volta lo feci ma in chiesa e in confessione, perché sapevo che in quel caso il prete aveva il vincolo del segreto. Gli raccontai, mentendo, che un mio amico aveva questo problema. Il sacerdote mi sgamò immediatamente e mi fece un pistolotto interminabile, cercando di convincermi che l'omosessualità era un peccato grave. Io risposi quasi piangendo di non sentirmi omosessuale ma di essere innamorata, con la a finale, come una donna del proprio uomo. Pensavo e sentivo come una ragazzina e avevo preso la classica cotta per il bello della classe, cioè lui. E pazienza se per il prete era solo un rapporto contronatura e non di amore.La mia timidezza e la mia paura mi impedivano di dichiararmi, anche quando lui, un po' per scherzo e un po' con malizia, mi palpeggiava le tante parti morbide e rotonde che la natura mi aveva donato, facendomi sentire ancora di più femmina, oltre che nella mente, anche nel corpo. Mi sentivo tanto troietta, quando nelle mie fantasie immaginavo rapporti sessuali completi con lui e anche con altri ragazzi, in alcuni casi contemporaneamente con più di uno o due maschi. Tutte persone reali, che conoscevo, ma quando dovevo godere mi veniva sempre di fronte l'immagine dei suoi capelli rossi e delle sue lentiggini, del suo sorriso coinvolgente e dei suoi occhiali da intellettuale. Godevo con altissimi schizzi, come una cagnetta in calore: mi sentivo ed ero tanto porca.Per aiutarmi nelle mie fantasie usavo scrivere delle storie immaginarie di sesso con lui, per eccitarmi, e poi quando mi diventava duro e mi toccavo il pisellino (che non è mai stato troppo grosso), distruggevo tutto, subito dopo essere venuto, o forse dovrei dire venuta. Una volta però dimenticai il foglio dentro il diario e in un pomeriggio di studio a casa sua, mentre io ero in bagno (perché dopo un po' che gli sedevo accanto sentivo il bisogno di andare ad accarezzarmi il piccolo seno e di infilarmi un ditino nel culetto), lui si mise a curiosare tra le mie cose, per gioco ma anche con intenzione, e quando tornai lo trovai e che aveva letto l'ultima storiella in cui lo chiamavo col suo vero nome, perché mi eccitavo nel pronunciarlo: Giovanni.In quel momento mi resi conto che non c'era più cosa dire di fronte al suo sguardo interrogativo e imbarazzato. Mi sedetti, ma più che altro dovrei dire che mi sfasciai sulla sedia; mi sentivo uno schifo e mi veniva da piangere. Lui se ne accorse e teneramente mi fece una carezza su una guancia. Poi, dopo che rimanemmo almeno cinque minuti in un silenzio pesantissimo, mi confidò quasi sottovoce: "Potevi dirmelo... anche io mi masturbo pensando alle tue tette". Ci guardammo negli occhi intensamente, sorridendo, e mi venne un'irrefrenabile voglia di baciarlo, ma non sulle guance, appiccicandogli le labbra addosso come facevo in ogni occasione possibile, per poter memorizzare il calore e l'odore della sua pelle nel momento in cui mi toccavo nel letto o sotto la doccia o dentro la vasca da bagno. E la stessa cosa dovette provare lui, perché in un attimo ci ritrovammo appiccicati l'un l'altro in una strana sensazione, perché entrambi non avevamo mai baciato nessuno. Fui io, che cercavo di dire qualcosa, a dischiudere le labbra e immediatamente lui ne approfittò per infilare un pezzettino di lingua dentro la mia bocca.Assaggiai il suo sapore e immediatamente mi venne durissimo; istintivamente cercai il suo cazzo con la mano e lo trovai anche più duro ma soprattutto più grosso, molto più grosso del mio. "Io ti amo", mi disse lui senza esitazione. "Anche io ti adoro amore mio", risposi, e in un attimo fummo attaccati per le labbra, scambiandoci il primo bacio intimo e profondo delle nostre brevissime vite. Mi spogliò in un istante e istintivamente provai vergogna per essere rimasta a seno nudo, come avrebbe fatto una ragazzina che si trovasse davanti a un maschio. Mi coprii il piccolo seno ma lui fu dolcissimo e mi tolse le braccia guardandomi compiaciuto e felice.Poi cominciò a limonarmi in maniera fantastica, toccandomi e baciandomi tette e capezzoli e leccandomi tutta. Non potei più resistere e gli slacciai la cintura: volevo, in maniera più che convinta, il suo cazzo. Se lo tirò fuori dai pantaloni e in un battibaleno mi ritrovai davanti l'oggetto del mio desiderio, 20 centimetri di carne nodosa e dura sotto il naso, irresistibile. La scappucciai e cominciai a succhiare, mentre istintivamente la mano correva a tastare il mio pistolino. Nel momento stesso in cui, dopo pochi secondi, iniziò a venire una quantità enorme di sperma, venni anche io, mentre lui mi teneva per la testa e mi faceva ingoiare tutto il suo seme caldo.Finito quel magnifico pompino non riuscimmo più a parlare e ci perdemmo un po' di vista. Ma da quel pomeriggio diventai la sua troietta fissa e ancora oggi che non vive più qui, quando è in città, pur essendo lui sposato con figli, viene a trovarmi e mi scopa come quel primo giorno delle nostre nuove vite


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