Nanà rapita dalla Luna

Nanà rapita dalla LunaNanà scoprì il suo corpo all'età di quattordici anni. Non soltanto per il fluire delle mestruazioni ma perché una mattina si vide nello specchio.Quella volta fu l'occhio di una donna ad osservare. Quella ragazzina era diventata la femmina che ogni uomo avrebbe voluto nel suo letto. Si spogliò completamente. Fu come avere un amplesso con il suo stesso corpo, toccato tante volte, a letto di sera, o la notte per procurarsi brevi momenti di piacere che l'avrebbero rilassata fino al giorno successivo.L'indomani avrebbe ripreso ad ascoltare le lezioni al liceo che frequentava con profitto. Che bello scoprirsi donna ! Sognava, sognava spesso e osservava le stelle ed immaginava una favola. La favola della sua vita. Avrebbe voluto sapere quale tipo di racconto avrebbe intessuto la via delle vita per lei, da quel momento. Avrebbe avuto un fidanzato ? Si sarebbe sposata e sarebbe stata madre di figli ? I pensieri volavano sugli arcobaleni che Nanà dipingeva quando si osservava allo specchio. Non rinunciava a questa abitudine. Nanà amava il suo corpo. Una madre, originaria del Cile ed un padre brasiliano avevano impastato quel fisico latino, fatto da capezzoli scuri due tette esuberanti e sode ed un paio di gambe che sembravano colonnine di alabastro.Per un attimo si domandò per quale motivo avesse ignorato tutti gli specchi di casa, i complimenti degli amici e l'invidia delle amiche. Forse non aveva una eccezionale stima di sé e del suo fisico ma, intorno a lei c'erano cento paia di occhi che osservavano, miravano, scrutavano la bambina di un tempo.La sua bellezza aveva il colore ed il fascino di una natura incontaminata. Gli occhi neri rimandavano al baluginìo delle stelle e le sue labbra, mentre sembravano volessero schernire gli uomini, esplodevano nel rosso rubino. Osservare lei era come giocare con le stelle di Atacama.Nanà aveva trascorso la sua infanzia e la sua adolescenza in un paesino arrampicato sui monti della cordigliera delle Ande.La sua famiglia viveva tra gli stenti. Il padre, dopo aver vissuto come un fallimento il trasferimento da San Paolo, nel Brasile pieno di suoni e di colori,in un paesino del Cile se la passava male con il suo taxi. Gli affari andavano male ma la bellezza della sua moglie compensava i dispiaceri del lavoro. Antonia era una donna, conosciuta per caso dal mercato della città di Santiago. Lei era lì con un banco per aiutare la madre nella vendita di quel poco che poteva offrire la poca terra che avevano e lui accompagnava una turista per far vedere le bellezze e le caratteristiche della capitale. Fu sufficiente uno sguardo per ammirare la folta capigliatura di Antonia ed innamorarsi. Cupido ci aveva messo del suo ed anche, a distanza di quindici anni di matrimonio, l'amore di Pedro era intatto, un fuoco che gli ardeva ancora nel petto quando osservava Antonia, in cucina o in casa a fare da madre a quello che era il suo nuovo gioiello,Nanà. Pedro aveva un fuoco che si rinnovava continuativamente per sua moglie Antonia, il suo amore per quella donna era fatto di carne e sangue,aveva per Antonia come un serpente gli straziava il cuore e lo riduceva in brandelli, ma Antonia era lì, vicino a lui, e questo gli bastava.Purtroppo Pedro si accorse che la grande città gli mancava, e visto che gli affari del taxi non promettevano grandi successi e fare il contadino non era la sua vocazione , come fare il pastore, presto i suoi dispiacere non furono più compensati dalla bellissima moglie e finirono tutti inghiottiti dal primo bicchiere di acquavite che trovò a disposizione nella taverna.Pedro continuò ad andare alla taverna, al primo bicchiere di acquavite o di rum seguirono un secondo, un terzo e poi altri ancora per i giorni a seguire. La sua vita scivolava da un bicchiere all'altro nel fango e nella dissoluzione. Ma Pedro sembrava non pensare a questo. L'alcol gli stava rubando il presente ed il futuro, i suoi fallimenti finirono inghiottiti in quella che sembrava "acqua di fuoco" che gli restituiva quell'intontimento con la quale schiacciava i secondi, giorno dopo giorno, per le infinite delusioni avute dalla sua vita. Nulla gli sembrava più amaro e più velenoso della vita che gli offriva il Cile. Queste erano alcune delle domande che gli baluginavano tra i pensieri furiosi del suo cervello sotto gli effetti delle bevande alcoliche che trangugiava. I dispiaceri galleggiavano sull'alcol che rimandava tutto al bicchiere successivo.La sua vita si era svuotata di ogni senso e di ogni amore, stava perdendo tutto. Una sera, mentre lui stava rientrando a casa, barcollando per le ore trascorse in taverna, notò la figlia che andava a letto, indossando una semplice sottana. Traspariva tutto, le gioie che prometteva quel fisico erano notevoli anche per un alcolizzato. Impossibile non notare tutta la grazia che Madre Natura aveva donato a quel corpo di fanciulla. Fu una strana idea che gli fece sovvenire il desiderio di spiarla. Rubare con gli occhi quella creatura, fatta di terra e fuoco. Era un idea di quelle che il Diavolo alimenta e nutre senza portare a soluzioni felici. Pedro intravide la figlia mentre andava a letto e fu fulminato da quel corpo lussureggiante per le forme ed i sapori che prometteva. L'immagine di Nanà era esplosa sotto i suoi occhi. Antonia stava dormendo e lui era una carcassa d'uomo.Un uomo che viveva per arrivare, ogni sera,allo sbrilluccichìo della bottiglia di acquavite tagliata dai riflessi della luna. Pedro era uno di quegli uomini, di quelle anime che hanno abbandonato ogni idea di spiritualità e di futuro per un sorso di liquido che,lentamente, li portava in un'altra terra.Il Diavolo ama i disperati, gli uomini mediocri e tutti quelli che affidano se stessi a lui, ogni secondo della propria misera vita, sperando, qui la Scimmia di Dio rivela la sua arguzia, nella Provvidenza. In una mano che li porti fuori da quel girone di dannati. Quella sera Old Nick ci mise lo zampino e con l'alito da alcolizzato,il corpo invecchiato ed il volto imperlato di sudore, si avventò sul corpo della ragazza.Non riuscì a toglierle la purezza. Dopo tutti i bicchieri di acquavite, tracannati con tutta la violenza che aveva in corpo contro il mondo intero, il suo arnese non ebbe la forza, le sue braccia erano indebolite. Fu sufficiente un calcio ed uno spintone di Nanà per liberarsi di quella creatura mostruosa e buttarla giù dal letto.Non sarebbe stato mai più suo padre.Dopo quel triste episodio, Nanà non dovette più subire gli assalti del padre.Pedro era stato arrestato dopo una rissa nella taverna. Aveva minacciato un altro cliente dopo aver fracassato una bottiglia di acquavite.I pezzi di vetro di quella bottiglia furono la sua condanna. Avrebbe voluto sfregiare la persona con cui stava giocando a carte, accusato di aver barato. Quella bottiglia fracassata rappresentava una minaccia e Pedro fu arrestato. Sarebbe stato in gabbia per molti mesi.Quelli furono mesi di felicità per Nanà che conobbe e visse con Roberto la sua più bella storia d'amore. Durò anche qualche anno.Nanà assaporò le gioie dell'amore, le carezze ed i baci di Roberto erano desiderati dall'alba di ogni mattino fino alla sera dell'incontro. Ogni sera era dedicata ai baci ed alle carezze di Roberto. Quelle avevano il sapore della libertà, delle gioie della Natura e di una nuova vita che nasceva. Non c'erano più gli sguardi dei vecchi bavosi del paese che la osservavano e gli assalti del padre, ogni sera, da respingere.Tutto stava cambiando, a velocità vertiginosa, e la primavera imminente profumava di bucato, di fiori e di frutti.continua......